Intestino, alla scoperta del nostro secondo cervello
La scienza ormai ci ha confermato lo stretto legame tra il cervello e il nostro intestino,
tanto da definire oramai l’intestino il nostro “Secondo cervello”.
Negli ultimi 30 anni, la scienza ha ricostruito gli affascinanti dettagli del sistema nervoso enterico, che ha sede per lo più nell’intestino tenue, ed esso contiene lo stesso numero di neuroni del
midollo spinale, circa 100 milioni.
L’intestino produce gli stessi ormoni che produce il cervello, tra cui la dopamina, il Gaba,
l’Acetilcolina, oppiacei, ansiolitici, antidolorifici e sedativi, e il famoso ormone della felicità,
la Serotonina, prodotto dall’intestino per il ben 95 %, che una volta giunto nel sistema nervoso centrale
è in grado di agire sulla regolazione del ciclo sonno-veglia, umore, sessualità, appetito e peristalsi.
Queste sostanze che cervello e intestino producono, entrano in collegamento attraverso una via
comune, il nervo vago, chiamato vago proprio perchè vaga, per quasi tutti gli organi del corpo,
intestino compreso, esteso dal tronco encefalico al centro del colon.
E’ interessante sapere come il semplice pensare a un cibo, per esempio al limone, stimola la
produzione di enzimi salivari, necessari a scomporre i carboidrati degli alimenti, e questo
interessante “esperimento” rappresenta la prima fase della digestione, definita digestione “cefalica”,
che si manifesta quando pensiamo a un cibo gustoso.
Possiamo quindi tranquillamente affermare che la digestione inizia dal cervello.
L’organismo secerne infatti gli enzimi e l’acido cloridrico necessari a una corretta digestione,
prima ancora di aver deglutito anche un solo boccone di cibo.
Ciò dimostra come l’intestino abbia una sua mente, un secondo cervello, che gestisce le dinamiche della digestione in sintonia con quello che si trova nella nostra testa, già a un livello subcosciente, finchè tutto funziona nel corretto modo, altrimenti nascono poi problemi di nausea, indigestione, stitichezza, diarrea, etc.
Un particolare e interessante studio scientifico, condotto dalla Dottoressa Kristin Tillisch della University of California ha dimostrato, che delle donne mangiando yogurt, ricco in prebiotici,
2 volte al giorno, per 4 settimane, avesse cambiato addirittura il modo di come si accendesse
il cervello durante una risonanza magnetica funzionale, in cui il cervello elaborava informazioni
sensoriali ed emozioni, diverse rispetto alle donne che non avevano assunto yogurt.

L’intestino, pure avendo solo un decimo dei neuroni del cervello cranico, è capace di
svolgere azioni fondamentali, come fissare ricordi ed emozioni passati, traumi, gioie e dolori.
La complessa rete nervosa dell’intestino viene chiamata “cervello enterico”, in cui i segnali provenienti dall’intestino arrivano in molte aree del cervello, che regolano i sentimenti ancestrali, come la paura, ma anche la memoria e la motivazione.
L’intestino può influenzare queste funzioni cerebrali centrali ed esserne, a sua volta, influenzato.
Se il nostro corpo avverte ostilità nei confronti di un cibo, la causa puà anche essere non fisica, ma psicologica. Un alimento può simboleggiare un aspetto della nostra vita che non accettiamo nel profondo di noi e per questo motivo può suscitare una reazione avversa
Un disturbo che per eccellenza testimonia il collegamento tra intestino e cervello è la sindrome del colon irritabile, in cui la caratteristica principale è l’assenza di lesioni anatomiche specifiche, sindrome tra l’altro molto più presente nelle donne, particolare che dimostra come l’emotività ruoli un gioco principale in questo disturbo, essendo le donne piu’ emotive dell’uomo.
A partire dagli anni 80, è stato proposto un trattamento psicologico della sindrome del colon irritabile, composto da due tipi di psicoterapia, quella cognitivo-comportamentale e l’ipnosi.
 

Flora batterica o “microbiota”

La via principale che collega intestino con il cervello è la “flora” batterica, termine che
deriva dai tempi in cui si credeva che i batteri facessero parte del regno vegetale,
oggi ribattezzata con il termine Microbiota
Il Microbiota è formato da circa 100 mila miliardi di batteri, il cui genoma è 100 volte più grande di quello umano, con circa 1000 specie batteriche diverse, raggiungendo il peso di 1,5 kg,
lungo i 7 metri
dell’intestino, su una superficie di 350 mq,
pari a un campo da calcio, tanto da stimarsi, che un soggetto adulto, ogni anno,

espella con le proprie feci, un quantitativo di batteri pari al proprio peso corporeo.
Il microbiota produce vitamine del gruppo B, vitamina K, folati e acidi grassi a catena corta,
e dalla produzione della fermentazione batterica, si ricava fino al 10 % del fabbisogno
energetico quotidiano.
Del resto tutto ciò può diventare semplice e chiaro da capire, se basti pensare che prima
ancora di essere formati da cellule, siamo formati da batteri, perchè sono proprio loro i
primi a formarsi.
Sopra e dentro il corpo umano si trovano tra 500 e 1000 specie di microorganismi,
in prevalenza batteri, il cui più noto è l’Escheria Coli, e in minor numero, funghi e virus.
Il sistema digestivo alla nascita è completamente sterile, ma viene rapidamente
colonizzato dai microrganismi dal canale vaginale, in prevalenza costituita dai
lattobacilli locali produttori di acido lattico, e dai batteri provenienti dall’intestino
materno, con cui il neonato viene in contatto durante il parto.
Successivamente, i batteri gli arriveranno dall’allattamento, dall’ambiente e dal cibo.
Verso il terzo anno di età, il microbiota tende ad assomigliare,gradualmente,
in termini qualitativi a quello adulto
Studi scientifici, hanno ormai confermato diversi importanti fattori che influenzano sia
positivamente che negativamente il formarsi del microbioma fin da appena nati
I fattori che influenzano in maniera positiva il microbiota sono, il parto naturale
(non cesareo), l’allattamento materno e una sana alimentazione.
Il microbiota dell’intestino dei neonati nati da parto naturale si stabilizza solo dopo 1 mese,
sarà formato più da batteri umani, che contribuiranno a contrastare i batteri nocivi,
e diverrà stabile nel giro di tre anni, diverso da individuo a individuo, persino tra gemelli identici.
Al contrario, i fattori che influenzano negativamente il microbioma sono, il taglio cesario,
il latte artificiale, uso di antibiotici e alimentazione scorretta.
Il microbiota dell’intestino dei neonati partoriti con parto cesareo e di quelli non allattati al seno,
si stabilizza invece solo dopo 6 mesi, e sarà formato più da batteri di origine ambientale che
da batteri umani e può contenere batteri potenzialmente nocivi, motivo per cui almeno
inizialmente questi bambIni, saranno meno forti dal punto di vista immunologico.
Inoltre quelli da parto cesareo impiegheranno più tempo a formare una flora protettiva stabile,
ma verso il settimo anno le differenze con i coetanei nati per via vaginale scompaiono.
Uno studio pubblicato sulla rivista Biology Letters ha evidenziato un interessante aspetto,
e cioè come la flora batterica residente nell’intestino sia influenzata anche dal luogo
geografico dove si vive
La flora batterica, inoltre, è classificabile e unica in base alla latitudine a cui il suo ospite vive,
questo è dovuto all’evoluzione dell’uomo nelle diverse zone climatiche del mondo.
In questo studio sono stati analizzati i batteri intestinali di più di 1000 persone di Africa, Asia, Europa, Nord e Sud America, ed è emerso che i batteri legati all’obesità si trovano di preferenza nell’intestino delle persone che vivono al Nord del mondo, dove fa più freddo, rispetto al Sud
del mondo, più caldo.
Probabilmente in epoche passate le popolazioni nordiche avevano bisogno di trarrre il
massimo dell’energia dal cibo per combattere il freddo intenso dei posti in cui vivevano.
Attraverso il microbiota avviene una vera e propria comunicazione con il sistema
immunitario, le cui cellule sono residenti per l’80 % nell’intestino, con l’apparato
endocrino
e perfino con la pelle, insomma è tutto collegato.
L’ingresso in circolo di tossine di varia natura, causati da una scorretta alimentazione, o da abuso di antibiotici, può provocare una serie di disturbi che sconfinano di gran lunga l’intestino, con disturbi quali mal di testa, alterazioni dell’umore, ansia, depressione, alito cattivo, acne, dermatiti, stanchezza cronica, invecchiamento della pelle, calo energetico, artrosi.
Viene inoltre a manifestarsi una caduta delle difese organiche perchè nell’intestino esistono dalle 100 alle 200 stazioni linfatiche ( placche di Peyer) che costituiscono oltre il 60 per cento di tutto l’intero potenziale immunitario difensivo dell’organismo.
Questo calo nei meccanismi difensivi favorisce la comparsa di manifestazioni allergiche, infiammatorie e infettive di varia natura.
A proposito di pelle è interessante sapere, che il numero di microorganismi autoctoni che vivono nelle superfici mucose e a livello della pelle, supera il numero di cellule che formano l’intero corpo umano.

Fermenti lattici o Probiotici per l’intestino tra Storia e benefici

Probiotici flora batterica

Termine di origine anglosassone utilizzato per indicare microorganismi che hanno la capacità di trasformare i carboidrati in acido lattico,
mediante un processo enzimatico di fermentazione,
termine al quale si riferisce a preparati contenenti batteri vivi con la funzione di equilibriare la flora intestinale.
I fermenti lattici sono contenuti nel latte e nel formaggio, nei prodotti fermentati, tra cui lo yogurt, e l’ uso dei fermenti lattici da parte dell’uomo è molto antico, anche se si è tentati di dare un valore terapeutico ai fermenti lattici solo alla fine dell’800,
in particolare con i lavori di Elias Metchnikoff, Biologo e immunologo russo, vicitore del Premio Nobel per la Medicina, assieme a Paul Ehrlich, con la scoperta del meccanismo della fagocitosi.
Presso l’istituto Pasteur di Parigi, dove Metchnikoff effettuava i suoi studi, cercò di riprodurre
gli effetti benefici del latte fermentato, largamente utilizzato dai pastori caucasici nella loro alimentazione quotidiana, utilizzando colture specifiche del latte stesso.
Nel 1906 la società francese “La Fermente”, introdusse in commercio un latte fermentato, denominato “Lactobacilline”, prodotto con ceppi batterici selezionati dallo stesso Metchikoff.
Qualche anno dopo, nel 1925, venne introdotto per la prima volta il termine “youghourt”
nel dizionario Petit Larousse.
Il termine Probiotico invece, deriva dal greco pro-bios, la cui traduzione è ” a favore della vita”, ed indica microorganismi in grado di produrre  effetti favorevoli per la salute mediante  un riequilibrio della flora intestinale
Negli anni 60 il termine Probiotico, venne messo in contrapposizione  al termine Antibiotico, dal greco anti-bios, tradotto “contro la vita”.
In un articolo del 1907 Metcnikoff scriveva ” Un lettore che abbia poca domistichezza con
questi argomenti potrebbe rimanere sorpreso dalla mia raccomandazione a consumare
grandi quantità di microbi, considerata l’opinione comune che i microbi possono nuocere”.
Vi sono molti microbi utili, e tra questi i lactobacilli hanno un posto d’onore”.
Il più studiato tra i batteri lactobacilli è il Lactobacillus Acidophillus, che risulta particolarmente resistente nel superare l’ambiente acido dello stomaco.
Produce sostanze ad attività antibiotica, come l’acidofilina e la lactocidina, attive sia sui germi
Gram-positivi che Gram-negativi, e inoltre ha effetti positivi nel trattamento della stipsi e nel
ridurre la diarrea dopo trattamento radiante.
Infine favorisce l’equilibrio della flora intestinale e rafforza il sistema immunitario.
Oltre al Lactobacillus Acidophilus, un altro gruppo che viene utilizzato con efficacia,
che insieme aI Lactobacillus costituiscono i 2 gruppi principali di probiotici utilizzati per la
loro presenza nella flora intestinale sono i Bifidobatteri, accoppiata vincente utilizzati da
decenni, con numerose prove della loro efficacia.
Lactobacillus Acidophillus e bifidobatteri vengono spesso utilizzati insieme nella
prevenzione e nel trattamento della diarrea dei lattanti causati da rota-virus.
Oltre a questi 2 probiotici tra i più studiati e utilizzati è il Saccharomyces boulardii, che però non è un batterio ma un lievito, cioè fa parte della famiglia dei funghi.

Differenza tra Probiotici e Prebiotici

I probiotici sono microorganismi vivi ( batteri o lieviti) che non provocano malattie, conosciuti come benefici per la prevenzione e il trattamento di vari disturbi gastrointestinali, come la diarrea e la sindrome del colon irritabile.
Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della sanità, un microorganismo è probiotico se:
  •  è sicuro per l’impiego nell’uomo ( in Europa è stata stilata una lista delle spevie batteriche sicure dall’EFSA, l’Autorità Europea per la sicurezza Alimentare)
  • resiste agli acidi gastrici e alla bile, restando attivo e vitale nell’intestino in quantità tale da esercitare effetti benefici per tutto il tempo della sua permanenza
Da dove posso assumere probiotici?
Un vero apporto di probiotici nel nostro intestino, con effetti terapeutici può avvenire solo tramite integratore di probiotici.
E’ vero che i probiotici sono contenuti anche nello yogurt, ma è anche vero che solo una minima parte dei batteri contenuti in esso arrivino vivi nell’intestino, anche se cmq i batteri pure da morti possono dare qualche sollecitazione al sistema immunitario e risultare utile.
Lo yogurt secondo la normativa Italiana, per essere definito tale deve essere prodotto utilizzando Lactobacillus bulgaricus e Streptococcus thermophilus, ma varie marche industriali hanno aggiunto batteri particolari e più resistenti agli acidi, come Lactobacillus johnsonii o casei o rhamnous oppure Bifidobavterium lactis
I meccanismi d’azione che producono benefici all’organismo sono diversi:
  • l’acido lattico, l’acido acetico e quello propionico prodotti dal Lactobnacillus possono abbassare il ph intestinale e impedire cosi’ lo sviluppo di microorganismi dannosi come Escheria Coli e Clostridium
  • La presenza di probiotici nel lume intestinale può prevenire l’adesione alle pareti e la colonizzazione dei batteri patogeni attraverso meccanismi fisici e chimici
I Prebiotici sono invece, alimenti non digeribili, che forniscono supporto e nutrimento alla flora batterica benefica, ma non ai batteri portatori di malattie.
Secondo la definizione proposta da Gibson e Roberfroid nel 1995:

I Prebiotici sono parti non digeribili di alcuni alimenti che stimolano la crescita di di una o più specie batteriche considerate utili per l’uomo

I Prebiotici più importanti sono le fibre indigeribili contenute in alimenti quali aglio, cipolla, asparagi, porri, cicoria, carciofi, topinambur, funghi,, legumi, mandorle.
Infine, l’unione tra Probiotici e Prebiotici, vengono detti Simbiotici, la cui azione sinergica, apporta maggiori benefici che se associati da soli.

Pnei – la nuova scienza della salute

Il 1981 con l’opera di Ader Psyconeuroimmunology, rappresenta la nascita, della
Psiconeuroimmunologia, che poi attraverso diversi sviluppi sul campo endocrinologico,
viene successivamente ribattezzata Psiconeuroendocrinoimmunologia,
abbreviata con
il termine Pnei.
La Pnei o è lo studio delle relazioni tra le grandi sistemi di regolazione dell’organismo umano: nervoso, endocrino e immunitario, e psichico, cioè la nostra identità emozionale e cognitiva, che contraddistingue ognuno di noi.
La sintesi terapeutica proposta dalla Pnei viene detta “Medicina Integrata”, e propone schemi di prevenzione e terapia, che coinvolgono diverse figure professionali come il nutrizionista, il medico, lo psicologo, in modo da agire sui diversi aspetti della persona, intervenendo sia sulla sfera biologica, che psichica.
Ogni stato emotivo, quali amore, paura, piacere, ansia, dolore, rabbia, con le sue complesse sfumature, definite comunemente sentimenti,  è generato dagli elaborati nelle zone “nobili” (corteccia, lobo limbico, etc.) del cervello e diffuso in tutto il corpo, mediante una via bioelettrica ( gli impulsi nervosi neurali e nevrogliali) e grazie all’intervento di sostanze biochimiche  definite “ligandi”, presenti in ogni parte del corpo, comprendenti neuropeptidi, neurotrasmettitori e ormoni.
Gli studiosi tuttavia fanno una distinzione tra emozione, umore, sentimento e temperamento, dove l’emozione sarebbe la più transitoria, e chiaramente identificabile in rapporto alla causa che la scatena, mentre l’umore si prolunga per ore o giorni interi ed è meno facile da riconoscere.
Il temperamento e il sentimento sarebbero fondati su fattori genetici per cui in genere ci accompagneranno per tutta la vita.
Le radici della Pnei risalgono agli anni 30, dalle ricerche avviate da Hans Selye, i cui suoi studi lo portarono ad elaborare una nuova teoria dello stress che sintetizza i lavori di due scienziati , C. Bernard e W. Cannon che per descrivere il funzionamento dell’organismo introdussero intorno al 1920 i concetti di “costanza dell’ambiente esterno”, di “omeostasi” e in particolare di “stress”, per indicare una reazione di allarme prodotta nell’organismo da uno stimolo esterno.
Gli scienziati tuttavia, hanno imparato di più sul cervello negli ultimi 20 anni, che in tutti i secoli precedenti, grazie al ritmo accellerato della ricerca in scienze neurologiche e del comportamento e allo sviluppo di nuove tecniche d’indagine.
A metà degli anni 70 Besedowsky dimostrò che la reazione di stress con l’aumento
della produzione del cortisolo da parte delle surrenali, causa una soppressione della
risposta Immunitaria, e fu stabilito così il primo collegamento biologico tra cervello,
stress e immunità.
Un elevato livello di cortisolo accresce la produzione di insulina nell’organismo,
e troppa insulina lo porta a immagazzinare calorie sottoforma di grasso,
anzichè bruciarle per ottenere energia.
In un intervista di Scienza e Conoscenza 64 il Dottor Enzo Soresi sostiene:
“Si può essere stressati perchè l’Escheria Coli nell’intestino è in quantità eccessiva e può liberare un eccesso di noradrenalina, ma provate a spiegarlo a un neuro-psichiatra che sta curando, magari da anni, un paziente per la sua depressione, che questa potrebbe dipendere da un microbiota inadeguato.
Ciò che è interessante in medicina è che molte cose sul nostro organismo sono ancora da scoprire, e ogni passo avanti genera nuove conoscenze e nuove possibilità terapeutiche, e in particolare nel campo della prevenzione”
Negli anni ottanta gli studi sul rapporto tra stress, cervello e immunità si infittiscono.
Varie situazioni di stress psicologico dimostrarono di modificare la funzionalità
del sistema immunitario e molti pregressi vengono raggiunti nell’individuazione dei
mediatori e modulatori della risposta immunitaria.
Gli stress emozionali protratti nel tempo, depressione, ansia, possono agire sull’intestino,
che
essendo in stresso contatto con altri apparati corporei, possono interferire con
l’attività del sistema immunitario, rendendolo più reattivo a sostanze che dovrebbero

essere innocue, causando cosi’ perfino problemi di allergie e intolleranze.
Essendo quindi il microbioma la via comune, è chiara l’importanza di mantenere una
flora batterica in equilibrio, al fine di mantenere anche un cervello sano,
tanto che diversi
ricercatori stanno investendo tanto nello studiare le possibili
correlazioni tra flora batterica, e quindi intestino e malattie mentali, tra cui l’Alzheimer,
il morbo di
Parkinson, autismo.
Non a caso se ci riflettiamo ed è interessante notare come l’intestino sia situato al centro
del corpo proprio a significare l’equilibrio.
Fonti :
Le intolleranze alimentari – Riza
I fermenti lattici – Bruno Brigo
Apparato digerente – Altroconsumo
Angelo Il Naturopata

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